Nel 1962, Yann Le Masson filmò alcune attiviste algerine appena rilasciate di prigione. Più di 50 anni dopo, quando la colonna sonora è scomparsa, il regista si mette alla ricerca di queste donne. Un film-inchiesta che racconta la loro storia silenziosa. Un film-saggio sul cinema, che ritrae la loro scomparsa e le mantiene in vita per sempre.
«Nel 2004 ho realizzato un film, Algérie, d’autres regards, in cui ho filmato i registi francesi che avevano girato film documentari contro la Guerra d’Algeria. In quell’occasione ho incontrato Yann Le Masson, Olga Poliakoff, René Vautier, Pierre Clément and Cécile Decugis… Siamo rimasti in stretti rapporti. A un certo punto, Yann mi ha raccontato delle immagini che aveva recuperato all’inizio degli anni 2000, nel periodo in cui ci eravamo incontrati. Yann aveva un progetto, ma era probabilmente già troppo anziano per iniziare. Dunque, mi propose di occuparmene da solo. Il mio spunto per questa storia sono stati i registi attivisti. Non ho un legame particolare con l’Algeria. Penso sia importante girare i film che vogliamo, anche se trattano di una realtà con cui non abbiamo alcun legame biografico, bensì perché si tratta di qualcosa che riteniamo importante raccontare. Una cosa che ci attrae al punto da farci scattare qualcosa, da diventare una necessità. Penso che questa storia riguardi tanto la Francia, quanto l’Algeria.
Gli archivi sono quasi tanto presenti quanto il girato, poiché penso che queste immagini siano straordinarie. Quello che dicono, quello che hanno detto, è andato comunque perduto. Il lavoro svolto con i lettori labiali ci dice che anche con tutti gli sforzi possibili, le interpretazione sono così numerose che la differenza tra una sillaba e l’altra può cambiare completamente il significato di una frase. In ogni caso, con la perdita della colonna sonora, si perde ciò che venne detto proprio quel giorno; d’altra parte, il fatto che abbiano detto qualcosa rimane e ci permette di raccontare qualcosa del loro rapporto con quel momento di speranza, nonché della vita che ne è seguita. È importante che ci sia questo tentativo di sottotitolare, queste poche parole che ricordano che si sta parlando del futuro delle donne in Algeria.»
– Raphaël Pillosio
Informazioni
Paese
FranciaAnno
2024Durata
84'
Categoria
DocumentarioOrigine dei materiali d’archivio
Militantes algériennes di Yann Le Masson. Estratti di Les filles de la révolution – Emission Zoom diffusée le 16/01/1968 – RTF / ORTF Arrestation de Yacef Saadi – Journal Les Actualités Françaises diffusée le 02/10/1957 – Actualités Françaises Emissions Destins – Ben Bella diffusée le 16/06/1982 - RTSSceneggiatura
Raphaël PillosioFotografia
Matthieu Chatellier, Bijan AnquetilMontaggio
Margaux Serre, Cédric JouanMusica
Florent HubertSuono
Simon GendrotProduzione
l’atelier documentaireBiografia del regista
Dopo aver studiato storia e cinema, Raphaël Pillosio ha realizzato svariati documentari e alcuni film di finzione con la produzione che ha fondato nel 2007 con Fabrice Marrache, l’atelier documentaire.
In veste di regista, ha girato tre film sui gitani. Il suo film Algérie, d’autres regards è dedicato ai cineasti schierati contro la guerra in Algeria e in Francia. The words women spoke one day continua questa esplorazione dei legami tra cinema impegnato e Algeria.
In programma
Ven 25.10.202414:30–16:30
Les mots qu’elles eurent un jour
The words women spoke one day
Raphaël Pillosio
Concorso
Anteprima italiana
Proiezione
Q&A
Sala Cervi
Via Riva di Reno 72/A
Ingresso libero
Gio 24.10.202422:15–00:00
Les mots qu’elles eurent un jour
The words women spoke one day
Raphaël Pillosio
Concorso
Anteprima italiana
Proiezione
Q&A con regista
Cinema Lumière, Sala Scorsese
Piazzetta P. P. Pasolini 2/b
A pagamento