Il film è stato realizzato utilizzando materiali dell’archivio dell’Educational Film Studio di Łódź e racconta la storia di una famiglia matriarcale vista attraverso gli occhi di una bambina che si confronta con la riproduzione di sistemi ideologici e rappresentativi. Originariamente realizzati come strumenti didattici e propagandistici nella Polonia comunista, ai filmati viene attribuito un nuovo significato: un contenitore di memorie – tra realtà e immaginazione – e riflessioni stratificate su parentela, identità e ruoli di genere.
«Il film è nato all’interno di un gruppo di ricerca dell’Essay Film Studio del vnLab vicino alla Polish Film School, che ha permesso di visionare più di 300 film dall’archivio dell’Educational Film Studio di Łódź. Si trattava di un’istituzione della Polonia comunista che richiedeva ai registi di realizzare film educativi su una pluralità di tematiche. Ciò che voglio fare con i miei film è creare spazi e non narrative lineari, dunque adotto per ogni parte un approccio spaziale, talvolta cominciando dal suono, altre volte da una narrazione o da una clip specifica. Ho voluto dall’inizio spostarmi dal filmato alla rappresentazione, per cui la curiosità è stata quella di capire cosa il medesimo può “fare” piuttosto che mostrare. Ho immaginato alcune scene come momenti attivi di trasformazione, in cui le immagini e i suoni giocano il ruolo principale.
Partendo da un punto di vista molto personale, la bambina era il mio modo di esplorare la mia non binarietà e di tentare di cercarla all’interno del filmato, cercando ibridi e momenti che sembrassero in qualche modo nel mezzo. Non volevo introdurre la queerness come una narrazione diretta, ma piuttosto come un’azione, trasformando queste immagini normative attraverso il processo di costruzione del mondo della bambina.
All’interno del contesto della famiglia, ho continuato a selezionare i filmati per creare microcosmi per ogni personaggio. Per trasmettere l’idea di questo mondo autosufficiente fatto di donne, ho scelto attentamente delle clip che non avessero uomini come protagonisti, il che ha ridotto notevolmente la quantità di materiale da cui attingere. In molti girati, le donne erano personaggi secondari, oppure assistenti degli scienziati, se non meri oggetti piacevoli alla vista. Vedendo come il corpo della donna è stato percepito e controllato dalla prospettiva di diversi strumenti scientifici di visione, ho scelto di includerli, esaminando non solo ciò che viene rappresentato, ma anche il modo. Tutti i non-umani sono stati rappresentati in modo simile, permettendomi anche di collegare questo filmato alla storia della famiglia, dando ai personaggi forme di organismi diversi.»
– Zuza Banasińska
Informazioni
Paese
Paesi Bassi / PoloniaAnno
2024Durata
23'
Categoria
SperimentaleOrigine dei materiali d’archivio
Educational Film Studio in ŁódźSceneggiatura
Zuza BanasińskaMontaggio
Zuza BanasińskaMusica
Martyna Basta, Julek Tarasiuk, Constanza Castagnet, Zuza BanasińskaSuono
Zuza Banasińska, Constanza CastagnetProduzione
Zuza Banasińska, Educational Film Studio in ŁódźDistribuzione
Video Power, Eye FilmmuseumBiografia del regista
Zuza Banasińska è unə artista e regista di Varsavia. Nei suoi film saggio e nelle sue installazioni, Zuza utilizza gli archivi per studiare come la riproduzione delle immagini rende possibile la riproduzione di sistemi, soggetti e corpi. Grandmamauntsistercat ha ricevuto il Teddy Award per il miglior cortometraggio alla 74. Berlinale.