Storie Sperimentali — Restivo per Archivio Aperto
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Storie Sperimentali — Restivo per Archivio Aperto

I ritratti dei e delle filmmakers del cinema d’avanguardia a cui il festival ha dedicato una retrospettiva negli ultimi anni realizzati dall’artista Valentina Restivo. Lo sguardo di Barbara Hammer, omaggiata in questa edizione, e poi quelli di Marie Menken, Maya Deren e Jonas Mekas

Le tavole originali saranno esposte all’interno della libreria ModoInfoshop durante le giornate del festival dal 25 al 30 ottobre

 

 

La retrospettiva dedicata a Barbara Hammer è stata l’occasione per ritrarla. A farle “compagnia” altri nomi che Archivio Aperto ha omaggiato un questi anni: Maya Deren (mio grandissimo amore dai tempi dell’Università), Jonas Mekas e Marie Menken. Ad accumunare i ritratti c’è il medium usato per raccontare. Ognuna di queste personalità sperimentali è raffigurata con la sua Bolex, strumento che consentiva di fare poesia tramite pellicola, di raccontare storie intime. Perché come sosteneva Pasolini: «A mio parere, il cinema è sostanzialmente e naturalmente poetico […] perché è vicino ai sogni, perché una sequenza cinematografica è la sequenza cinematografica di un ricordo o di un sogno e non solo questo, ma le cose in se stesse sono profondamente poetiche: un albero fotografato è poetico, un volto umano fotografato è poetico, perché la fisicità è poetica in sé, perché è un’apparizione, piena di mistero, piena di ambiguità». E ancora: «Il cinema di poesia è il cinema che adotta una particolare tecnica, proprio come un poeta adotta una particolare tecnica per scrivere versi. Se si apre un libro di poesie, si riconosce immediatamente lo stile, il modo di rimare e tutto il resto: si vede la lingua come strumento, si contano le sillabe di un verso. L’equivalente di quello che si vede in un testo poetico lo si ritrova in un testo cinematografico, attraverso gli stilemi, ossia attraverso i movimenti di macchina e il montaggio. Per cui fare un film è essere poeti».

Valentina Restivo

 

 

 

Valentina Restivo nasce a Livorno, il 20 maggio 1983. Dopo la laurea in Cinema e immagine elettronica con una tesi illustrata su “Salò o le 120 giornate di Sodoma” di Pier Paolo Pasolini, frequenta la Scuola Internazionale di Arte Grafica Il Bisonte a Firenze. Ha illustrato per puro piacere diversi film, ritratto numerosi personaggi che avrebbe voluto conoscere, partecipato a mostre più o meno felici e sta dando vita ad una stamperia casalinga insieme al compagno fotografo Filippo Boccini.

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