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15.11.2024

Intervista a Jurij Meden e Matevž Jerman

Intervista a Jurij Meden e Matevž Jerman

Di seguito, pubblichiamo qualche domanda rivolta ai registi Jurij Meden e Matevž Jerman in merito al loro film in concorso Ali je bilo kaj avantgardnega? (Alpe-Adria Underground!).

Archivio Aperto esplora il tema della memoria e degli archivi. In che modo il vostro film intercetta questo tema? Quali elementi del film sottolineano questa esplorazione della memoria?

 

Il nostro film Alpe-Adria Underground! sembra essere perfettamente in linea con le vostre esplorazioni della memoria e degli archivi. Si tratta di un’indagine su una parte dimenticata della storia del cinema, che per decenni è esistita solo come un vago ricordo e che ora sta finalmente entrando a far parte di un archivio ufficiale.

 

In che modo le immagini di archivio influenzano la costruzione della narrazione? Potete parlarci di una sequenza nel vostro film in cui le immagini di archivio hanno trasformato o arricchito il messaggio che intendevate comunicare?

 

Le immagini d’archivio costituiscono la spina dorsale della nostra narrazione. Detto questo, va notato che inizialmente ci siamo imbattuti in diverse immagini che appaiono nel nostro film come found footage che sono stati “elevati” allo status di immagini d’archivio proprio attraverso l’uso di queste immagini nel nostro film. Dopotutto il nostro film è stato co-prodotto da una cineteca. Se dovessimo evidenziare una sequenza specifica, forse vale la pena segnalare il montaggio di apertura, dove culminano le immagini tratte dai film, poi approfondite nel documentario. Il suo scopo è proprio quello di affascinare e impressionare lo spettatore con la sua intensità, mostrando anche il potere senza tempo dei film in discussione.

 

Quali sono i film found footage o sperimentali che hanno avuto un ruolo importante per la vostra formazione?

 

Jurij: È molto difficile individuare titoli o nomi specifici che operino in queste due vaste aree, found footage e cinema sperimentale, ma se dovessi citare quattro nomi, allora direi Artavazd Peleshyan (che rappresenta il passato), Jyoti Mistry (che rappresenta il presente), Sara Bezovšek (che rappresenta il futuro) e Tara Najd Ahmadi (che rappresenta la mia preferenza personale).

 

Matevž: Uno dei capisaldi della mia formazione cinematografica sono sicuramente i cortometraggi sperimentali di Karpo Godina, che con la loro raffinatezza estetica, giocosità e sovversività sono oggi considerati alcuni dei gioielli cinematografici dell’ex Jugoslavia e, fortunatamente, sono inclusi anche in il nostro documentario. La scoperta affascinante più recente, tuttavia, sono i diari cinematografici sperimentali di Vukica Đilas, che ha creato nel corso di diversi decenni e che solo di recente sono stati presentati pubblicamente per la prima volta.