Di seguito, pubblichiamo qualche domanda rivolta alla regista Louise Hémon in merito al suo film in concorso Le voyage de documentation de Madame Anita Conti.
Archivio Aperto esplora il tema della memoria e degli archivi. In che modo il tuo film intercetta questo tema? Quali elementi del film sottolineano questa esplorazione della memoria?
Il mio film tenta di riportare in vita la prima donna oceanografa, pioniera dell’ecologia marina, Anita Conti. Personalità dimenticata, cancellata dalla storia, ho cercato di far rivivere il suo pensiero e la sua esperienza dell’oceano attraverso un montaggio degli archivi che ci ha lasciato: pellicole 16mm, fotografie, scritti, registrazioni audio. Con il mio film spero che il pubblico esplori nel presente, attraverso un’esperienza poetica e vivida, il ricordo di questa avventuriera, come se fosse sulla barca, e guardasse attraverso i suoi occhi.
In che modo le immagini di archivio influenzano la costruzione della narrazione? Puoi parlarci di una sequenza nel tuo film in cui le immagini di archivio hanno trasformato o arricchito il messaggio che intendevi comunicare?
Purtroppo dell’archivio di Anita Conti resta poco, in particolare molti dei film in 16mm sono andati perduti. Abbiamo quindi dovuto lavorare senza queste immagini. Anita Conti racconta nei suoi scritti o in registrazioni audio una sequenza in cui il capitano e l’operatore radiofonico prendono la sua telecamera e la filmano. Eccola davanti allo schermo per quello che chiamano “sketch cinematografico”: appare come “la ragazza del mare” che deve entrare nella pancia di uno squalo mentre il capitano deve recarsi lì con la sua grande sciabola. Ho dovuto ricreare questa sequenza delirante grazie al montaggio e alla fantasia dello spettatore che forma le proprie immagini mentali. Questo è ciò che mi interessa: come l’editing può lavorare con il fuoricampo degli archivi.
Quali sono i film found footage o sperimentali che hanno avuto un ruolo importante per la tua formazione?
Sono una grande ammiratrice di Chantal Akerman, John Smith e Chris Marker. Per la cronaca, è stato al DAMS di Bologna, dove ero studentessa Erasmus, che ho studiato il cinema delle avanguardie americane ed europee. Una scoperta liberatoria!