Di seguito, pubblichiamo qualche domanda rivolta al regista Richard Misek in merito al suo film in concorso A History Of The World According To Getty Images.
Che tipo di lavoro hai fatto sui materiali d’archivio per il tuo film?
Durante il Covid-19 ho trascorso circa due mesi a sfogliare l’intero catalogo online di video editoriali di Getty Images, dagli anni ’90 del XIX secolo fino agli anni ’50 (a questo punto la quantità di media presenti nel catalogo aumenta in modo esponenziale e richiederebbe un intero team di ricercatori). Oltre a cercare contenuti specifici e storicamente significativi per il film, mi interessava anche capire che tipo di immagini erano o non erano disponibili sul sito di Getty. Mi sono immaginato come un marziano che cercava di capire l’umanità attraverso le immagini che vedeva. Ho fatto molte scoperte (come un marziano), tra le quali 1. Che il mondo è composto per il 90% da uomini e per il 10% da donne. 2. Che alla fine degli anni ’60 tutti stavano combattendo una guerra nella giungla, protestando contro una guerra nella giungla o viaggiando sulla Luna. Che le persone sulla Terra non ridono quasi mai e sono generalmente molto infelici.
Nel tuo film c’è una forte motivazione politica oltre che culturale nei confronti dell’uso delle immagini del patrimonio. Vuoi raccontarci meglio in cosa consiste e quali sono i cambiamenti necessari, secondo il tuo punto di vista, nella gestione del materiale d’archivio?
Potrei stare tutto il giorno a parlarne, ma in breve… Credo che tutte le immagini di pubblico dominio debbano essere rese disponibili al pubblico, ove possibile. L’ideale sarebbe avere delle leggi che lo garantiscano, ma questo non accadrà mai. Al contrario, sono molto fiducioso riguardo all’articolo 17 della Legge sui servizi digitali dell’Unione Europea, che offre agli archivi pubblici la possibilità di rendere disponibili al pubblico i contenuti “fuori commercio”; finora, tuttavia, solo il Bundesarchiv ha fatto attivamente uso di questa disposizione – vorrei che ogni archivio pubblico in Europa si impegnasse a utilizzare questo strumento per ampliare radicalmente l’accesso del pubblico alle proprie collezioni. Per quanto riguarda gli archivi commerciali come Getty, capisco che il loro scopo sia il profitto, ma credo che debbano comunque fare almeno QUALCOSA per riconoscere che le loro enormi collezioni storiche hanno un valore culturale oltre che economico, e che sono solo custodi di queste immagini.
Forse il settore degli archivi commerciali potrebbe, ad esempio, stabilire un chiaro quadro etico per le società private che gestiscono archivi storici. Attualmente, gli archivi commerciali possono fare ciò che vogliono con le loro collezioni, persino distruggerle se costa troppo conservarle (so di almeno una collezione che è recentemente scomparsa, presumibilmente distrutta, perché non aveva alcun valore economico per il suo proprietario). Forse, oltre ai diritti degli esseri umani sulle immagini (ad esempio, il copyright, i diritti morali), anche le immagini stesse potrebbero avere dei diritti…
Vorresti suggerire ai giovani dei titoli di found footage che sono stati importanti per la tua formazione?
Molti film e registi. Eccone solo alcuni: Grizzly Man, The Atomic Cafe, The Clock, qualsiasi cosa di Peter Tscherkassky, Hollis Frampton, Janet Cardiff e George Bures Miller. Inoltre, qualsiasi cosa di Charlie Shackleton, Chloé Gallibert-Lainé e Maryam Tafakory. La mia più grande ispirazione recente è stata Radu Jude, che con ogni nuovo film trova un nuovo modo di interagire con le immagini d’archivio. È davvero stimolante anche ascoltarlo di persona!