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Archivio Aperto XVII edizione

Carte blanche — 25 FPS International Experimental Film and Video Festival

Carte blanche — 25 FPS International Experimental Film and Video Festival

A cura di / Curated by Marina Kožul, Tena Trstenjak, Nika Petković

(25 FPS International Experimental Film and Video Festival)

 

Uno spazio curatoriale che Archivio Aperto affida, per ogni edizione, a un festival europeo di cinema sperimentale. Quest’anno, la carte blanche è curata da 25 FPS International Experimental Film and Video Festival di Zagabria (Croazia).

 

25 FPS International Experimental Film and Video Festival, si dedica dal 2005 al portare sullo schermo il cinema indipendente e non commerciale, mostrando film che si spingono oltre i confini di linguaggio cinematografico, narrazione e forma. Dedicato alla promozione di opere innovative e d’avanguardia, il festival esplora l’intersezione del cinema con altre forme e generi artistici, offrendo al pubblico la possibilità di esplorare le sfaccettate potenzialità di questo mezzo. In vista del 20° anniversario del Festival e spinto dall’invito di Archivio Aperto a partecipare a Carte Blanche, il team di 25 FPS ha cercato a fondo negli archivi della sua programmazione per mettere in primo piano alcuni dei film che negli ultimi vent’anni hanno proposto profonde riflessioni sulla natura delle immagini nella cultura contemporanea e sulla loro capacità di intersecare scenari reali e immaginari. Siamo lieti di presentare una selezione di film che osano sperimentare con la forma e il significato, senza sottovalutare spettatrici e spettatori, anche a costo di possibili fraintendimenti!

 

Iniziamo il nostro viaggio con What I’m Looking For (Shelly Silver, 2003), un breve racconto di desiderio e controllo che segue le avventure di una donna coinvolta in una serie di incontri con sconosciuti, scopo dei quali è catturare momenti di intimità. Il suo compito, apparentemente semplice, finisce per diventare un’indagine sulla natura della fotografia, nonché sulla questione documentario vs fiction e privato vs pubblico.

 

L’esplorazione della percezione umana della natura è il punto centrale di You don’t bring me flowers (Michael Robinson, 2005), un’altra fiaba, questa volta caratterizzata da un commento ironico sul fascino dell’America per rappresentazioni visive, meravigliose ed esotiche, di paesaggi.

 

Spinto da una profonda curiosità nei confronti del comportamento umano, soprattutto quando osservato attraverso immagini mediate, l’interesse di ricerca di Jesse McLean risulta evidente in uno dei suoi primi capolavori, Magic for Beginners (Jesse McLean, 2010). Un’indagine delle mitologie nelle quali affonda la cultura di fan e ammiratori, restituita da un montaggio intermittente, coinvolgente e psichedelico, che ruota intorno alle ossessioni dell’infanzia.

 

Nella sua pratica artistica che abbraccia disegno, installazione e animazione, Marko Tadić riserva all’arte uno spazio caratterizzato da potenzialità e allusioni. Il suo cortometraggio Events Meant to Be Forgotten (Marko Tadić, 2020), girato in 16 mm, unisce materiali d’archivio e una poesia di Hans Magnus Enzensberger per trattare della graduale scomparsa e dell’oblio della vita umana.

 

Concludiamo questo breve viaggio con il poema visivo e musicale di Eve Heller, Singing in oblivion (Eve Heller, 2022). Intrecciando filmati girati sul posto e immagini selezionate con meticolosità da antichi negativi su vetro, Heller propone un’evocazione lirica di voci e tracce perdute, proiettando il materiale cinematografico dal passato al futuro.