A cura di Francesca Brignoli e Giulia Simi
Storie sperimentali è la retrospettiva di Archivio Aperto dedicata a un* filmmaker che ha fatto la storia del cinema d’avanguardia, proiettata in pellicola.
Femminista e lesbica radicale, Barbara Hammer è una vera e propria icona del cinema sperimentale militante. Nata nel 1939 a Hollywood – la nonna, di origine ucraina, è la cuoca di David W. Griffith – con una madre che avrebbe sperato per lei una carriera da attrice, Hammer scopre il cinema relativamente tardi, nel pieno dei suoi trent’anni.
Dopo una laurea in psicologia e una specializzazione in letteratura inglese e dopo essersi sposata e aver intrapreso varie carriere, si iscrive alla San Francisco State University dove viene folgorata dal cinema poetico di Maya Deren e dal femminismo lesbico. La sua vita non sarà più la stessa e nel 1974, in un gesto da vero e proprio road movie femminista, sale su una motocicletta con la Super-8 sotto il braccio, ponendo fine al suo matrimonio e diventando, a tutti gli effetti, una pioniera del cinema lesbico. Lo farà però restando ancorata alle forme estetiche, produttive, fruitive del cinema sperimentale, di cui è una vera e propria maestra e che esplorerà nei suoi margini più turbolenti e sorprendenti. Il cinema sperimentale resta, per lei, un laboratorio artistico e politico, dove trova luogo anche una riflessione sull’educazione fuori dalle istituzioni come processo creativo e di costruzione comunitaria. Non riuscendo, infatti, a insegnare cinema nelle università che, pur senza dichiararlo apertamente, preferiscono non assumerla per la sua aperta posizione di femminista lesbica, Hammer apre il suo atelier alle donne che vogliono avvicinarsi al cinema e inizia un percorso di educazione democratica per piccoli gruppi, dove, possiamo dirlo con le parole che conierà più tardi bell hooks, “insegnava a trasgredire”. Lo faceva negli spazi privati e insegnando di fatto un cinema fatto in casa (Creative Teaching Spaces: Home Movies, è il provocatorio titolo di uno dei suoi scritti più significativi sull’educazione al cinema come pratica artistica), perché è proprio nello spazio intimo di una casa dalle porte aperte che il cinema può fiorire nelle sue forme più libere.
La produzione di Barbara Hammer è sconfinata: oltre 90 film e video in cinquant’anni di carriera. Ne abbiamo scelti 12, tutti proiettati in pellicola 16mm, dove il tema del corpo lesbico si intreccia con la riflessione sulla cura, sulla storia e la memoria personale, sulla materia e i sensi come spazio e linguaggio del pensiero. “Cinema is a plastic and transparent medium”.