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Archivio Aperto XVII edizione

Storie Sperimentali. Chantal Akerman: Examen d’entrée INSAS

Storie Sperimentali. Chantal Akerman: Examen d’entrée INSAS

In collaborazione con Fondation Chantal Akerman e Cinematek 

A cura di Giulia Simi

 

Ha solo diciassette anni Chantal Akerman quando realizza questi cortometraggi, a lungo inediti e da poco restaurati. Nella storia ormai nota e più volte da lei raccontata, decide di voler “essere una cineasta” dopo aver visto Pierrot Le Fou di Jean-Luc Godard e aver compreso che il cinema poteva essere «come una poesia». Realizza così, nell’estate del 1967, questi brevi film in 8mm come prova di ammissione per la scuola di cinema di Bruxelles (INSAS), muovendosi tra i ritmi frenetici di una fiera, le cadenze rituali del tempo casalingo, le battute sincopate tra i negozi di una località balneare. A guardarli adesso, con lo sguardo pieno della memoria di quel cinema dirompente realizzato negli anni a venire, si resta estasiati. La camera di Akerman attende e allo stesso tempo esplora, muovendosi con la freschezza di una cinephile allenata dalla nouvelle vague. Non è un caso, tra l’altro che tra i luoghi ripresi compaia il cortile dell’antico Hôtel de Clèves-Ravenstein, a due passi dall’allora museo del cinema del quale lei e l’amica Marilyn Watelet, più volte ripresa in questi corti, erano delle assidue frequentatrici. Il suo occhio indugia sui piccoli gesti – versare una pietanza, lavare i piatti, infilarsi una scarpa, spazzolarsi i capelli o semplicemente tenere un guantone da pugile – ma non dimentica di attraversare i confini ampi, dove la città si rivela come spazio dell’evento che si fa subito narrazione. Così la vocazione per l’estetica dell’immagine, l’attrazione per le apparizioni astratte del quotidiano – dalle luci del lunapark alle tende di una finestra casalinga – si sciolgono nell’incredibile capacità di creare, ma anche di cogliere, piccole storie nello scorrere della realtà. Dirà molto più tardi che non è possibile dividere il cinema documentario dal cinema di finzione perché il vero è questione complessa, così come dirà che i suoi sono film nei quali il pubblico deve essere in grado di sentire il tempo che passa. Il tempo, sostiene, è l’unica cosa che abbiamo. Con questo dono possiamo allora immergerci nel tempo degli esordi e attraversare per pochi minuti l’esperienza di una giovanissima ribelle che a breve farà saltare tutto, scuola, casa e città (Saute ma ville è appena un anno dopo), entrando da donna e senza compromessi, con una radicalità che non l’ha mai abbandonata, nella storia del cinema.  

 

Bruxelles, film 1, Bruxelles, film 2, Knokke, film 1 e Knokke, film 2, furono realizzati da Chantal Akerman nell’estate del 1967, in bianco e nero e senza sonoro, come parte del suo esame di ammissione all’Institut Supérieur des Arts du Spectacle (INSAS) di Bruxelles, dove fu ammessa e dove rimase solo pochi mesi prima di abbandonare gli studi.