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Archivio Aperto XVII edizione

Storie sperimentali / Corrispondenze. Carolee Schneemann & Stan Brakhage

Storie sperimentali / Corrispondenze. Carolee Schneemann & Stan Brakhage

A cura di Vanessa Mangiavacca

 

Storie sperimentali è la retrospettiva di Archivio Aperto dedicata a un filmmaker che ha fatto la storia del cinema d’avanguardia.

 

Corrispondenze. Carolee Schneemann & Stan Brakhage 

Tutte le opere sono proiettate in pellicola 16mm

 

Pittrice, performer, scrittrice, filmmaker e artista visiva, tra le pioniere  dell’arte femminista, Carolee Schneeman ha aperto nuovi percorsi e immaginari capaci di sfidare e reinterrogare le strutture del patriarcato, in un ecosistema artistico – e quindi anche economico – dominato dal pensiero e dalla parola maschile, liberando, attarverso una ricchissima produzione polimorfa, multimaterica e multisensoriale, il corpo femminile. 

 

Carolee Schneeman nasce a Bo Chase, Filadelfia, nel 1939, da padre medico di campagna e madre casalinga. Il rapporto con il corpo, inteso nell’anatomia della struttura fisica, viene inconsapevolmente coltivato sin da giovanissima.  ancora una bambina quando all’età di 8-9 anni il padre le regala una copia del manuale chirurgico Grey’s Anatomy ed è poco più che adolescente quando decide di inventare per lei “Schneemann”, un nome «tedesco e maschile», una vera e propria dichiarazione, uno scudo e una risposta a tutti coloro che le ricordavano che, al di là di quello che avrebbe desiderato fare, restava  only a girl. Una retorica che tornerà molto spesso all’interno della sua carriera, a partire da quella di studentessa, pittrice e pittrice: «I’ve always been a painter. I was trained as a painter; I live as a painter. It’s just that men always wanted to get the brush out of my hand». Nel 1955 si iscrive al Bard College, con il desiderio di dipingere corpi dal vero, ma questo non le viene concesso: diventa quindi lei stessa il soggetto delle sue opere, nuda nella stanza, «full open legs, painting everything»

 

All’età di 17 anni si sposa: mentre frequenta la Columbia University incontra infatti James Tenney, pianista iscritto alla Julliard – «I told him my work was concerned with considering space as time. He told me his work was considering time as space»– e la loro relazione, artistica e sentimentale, andrà avanti per molto tempo. È proprio grazie a Tenney che incontrerà Stan Brakhage (i due sono migliori amici dai tempi del liceo), che rappresenterà per lei un’importante influenza creativa – lo stesso sarà lei per Brakhage, ma lui lo dichiarerà  solo parecchi anni dopo – non certo priva di contraddizioni: nei numerosi scambi epistolari tra i due, emerge con forza la critica femminista a una delle più importanti figure del cinema sperimentale americano («Brakhage is a huge subject in my history and very full of contradictions and things that I couldn’t understand until years later his patriarchal aspect of empowerment and authority»). 

Questo loro rapporto si tradurrà in una corrispondenza non solo epistolare ma filmica: nel 1959 Brakhage realizza Cat’s Cradle (girato nel 1958), opera cruciale all’interno della sua produzione di film domestici, un vortice sessuale che vede come protagonisti un uomo e una donna – Tenney e Schneemann – e il loro gatto Kitch. Schneemann riporta  tuttavia quell’esperienza come un vero e proprio incubo. Il film stesso sarà attaccato da molte artiste femministe dell’epoca (da Barbara Hammer a Marjorie Keller) così come il coevo Window Water Baby Moving: la dimensione domestica disegnata da Brakhage per i suoi film riflette una visione patriarcale che schiaccia la donna nello stereotipo dell’angelo del focolare. Nel caso di Cat’s Cradle, interamente girato nelle casa di Schneemann e Tenney in Vermont, il montaggio delle oltre 700 inquadrature – per un film di soli 6 minuti – fissa i personaggi nei confini stretti del genere  dettati dagli spazi e dai ruoli della casa: Schneeman in cucina con il grembiule a tagliare cipolle, Tenney intento a comporre musica. Scriverà in una lettera all’amica scrittrice Naomi Levinson del 28 maggio 1958: «And my sense of being superfluous, of his wanting to put me down […] No, not really put me down, but rather aside. The last feet of film he took with strange unmeaning as I was painting M.J. in the studio and he wanted me to be painting in the apron! […] why have a woman’s hands do other than draw the needle through the cloth and peel the onion when the alter-ego man writes music?». 

La stessa prospettiva ritorna in Window Water Baby Moving, in cui Brakhage filma il parto della moglie, Jane Brakhage, e la nascita della primogenita Myrrena, appropriandosi, secondo Schneeman, del potere della creazione femminile. 

 

Carolee Schneemann risponderà a questo secondo film affidandosi alla pellicola 16mm, in un potentissimo dialogo tra corpi. Con una Bolex presa in prestito, darà vita all’iconico Fuses, film rivoluzionario e senza precedenti – un diario filmato, una donna che filma la sua attività sessuale – che sarà in grado di liberare, come contronarrazione al cinema domestico di Brakhage, il potenziale erotico e politico dello spazio della casa, esplorando da un punto di vista totalemente femminile la gioia del rapporto sessuale. Protagonisti del film sono ancora Schneemann e Tenney, studiati nella loro intimità dal felino Kitch, grande osservatore e apprezzatore della vita sessuale della coppia. Il film è stato realizzato tra il 1964 e 1967: tantissimo tempo è stato dedicato allo sviluppo, al montaggio, alla pittura – un trasognante blu – della pellicola stessa, in un’inondazione gioiosa e vibrante, estetica e mentale, della beatitudine sessuale. 

 

La produzione filmica di Schneemann prosegue, seppur limitata, con un numero di film che si contano sulle dita di una mano. Durante la XVII edizione di Archivio Aperto saranno proiettati in pellicola 16mm Fuses, Viet-flakes (1965), uno dei primi lavori artistici – secondo la critica – di protesta sulla guerra in Vietnam (il film è un montaggio di estratti presi da giornali europei di corpi martoriati), in dialogo con la sua performance visiva Snows del 1967, e Plumb Line (1968-71) uno sorta di home movie girato in Super 8mm che la ritrae nella vita di coppia con un altro compagno, Tom Molhom. Questi film troveranno il proprio dialogo filmico, materico e corporeo, con la proiezione di alcune tra le più famose opere di Brakhage, tra cui Window Water Baby Moving e Anticipation of the Night (1958). 

Il focus Storie sperimentali – Corrispondenze. Carolee Schneemann & Stan Brakhage  si ispira alla corrispondenza tra i due artisti pubblicata all’interno del libro Cartas comos pellicolas (La Fabrica, 2021) curato da Garbiñe Ortega e presente in questo catalogo per gentile concessione di Garbiñe Ortega e Marylin Brakhage.

 

 

Riferimenti bibliografici

Carolee Schneemann: From Then and Beyond, Oliver Kielmayer (Editor), Lara Pan (Editor), Carolee Schneemann (Artist), 2022

Correspondence Course: An Epistolary History of Carolee Schneemann and Her Circle, Kristine Stiles (Editor), Carolee Schneemann (Editor), 2010